Greenpeace: Internet inquina

Greenpeace ha un rapporto tormentato con i colossi dell’hitech: la sua classifica è temuta e rispettata da tutti i grandi nomi della tecnologia che controllano mensilmente la loro posizione nella griglia con i voti in decimi. Ma oggi l’allarme è differente: il web inquina.
 
Greenpeace ha lanciato l’allarme su Internet sottolineando quanto la tanto apprezzata cloud computing, il web 2.0 e tutti i servizi legati siano responsabili di troppe emissioni inquinanti e nocive per il nostro pianeta. La denuncia (vedi PDF in fonte) non risparmia nessun dispositivo collegato

Il web è responsabile di una grande quantità di emissioni nocive, ma il dato è in assoluta ascesa e entro 10 anni per il 2020 potrebbe addirittura triplicarsi. Internet non è green e sotto il dito accusatore finiscono anche tutti i dispositivi collegati come smartphone, tablet da iPad in poi e i vari netbook.
 
Ma come fa il web a inquinare? Con tutto ciò che lo sostiene, lo alimenta e lo sfrutta: anche se il cloud computing può sembrare qualcosa di etereo e di impalpabile, i server e le strutture per renderlo funzionante sono reali e inquinano pesantemente. Visto anche che questi dispositivi dal grande consumo traggono energia da fonti poco ecologiche come il carbone in primo luogo
 
In fonte trovate il documento ufficiale «Make IT green» che denuncia tutti i grandi colossi online da Amazon a Facebook colpevole di essere uno dei peggiori visto l’abnorme data center a Prineville, nell?Oregon. La nuvola del web succhia 1.963.00 milioni di Kilowatt all?ora, più del triplo del 2007 e comporta 1034 tonnellate di CO2.

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