Su Facebook inglesi ubriachi (e taggati) in tre foto su quattro

Britannici ubriachi in tre foto su quattro su Facebook in cui sono taggati: si sa che gli inglesi alzano parecchio il gomito, ma il risultato di un recente sondaggio parla da solo. Secondo lo studio affrontato da MyMemory.com su un campione di 1781 utenti, la media parla di un 76% di stato di ebbrezza nelle foto caricate sul social network da amici e contatti. Un fiume di alcol immortalato sulle pagine personali di Facebook e una dose importante di imbarazzo soprattutto in caso di tag malandrini per i quali si rischia di essere danneggiati soprattutto sul posto di lavoro. Un fenomeno importante, che si può combattere con armi già a disposizione.

Lo scontro tra foto sobrie vs foto ubriache non lascia spazio al dubbio: l’ultimo sondaggio di MyMemory.com racconta del 76% di immagini ebbre in cui si viene taggati. E si tratta di una media, dunque c’è chi probabilmente riesce ad arrivare fino a percentuali bulgare di foto “allegre”. Non è difficile immaginare che il numero rischi di salire con le feste in arrivo.
 
L’8% degli intervistati ha riconosciuto il potenziale pericolo di queste foto sul lavoro: ci sono aziende che infatti controllano le pagine personali dei dipendenti e dunque una serie compromettente di immagini può potenzialmente costare l’irreparabile. L’arma dei tag è usata talvolta (2/3 dei casi) anche in modo vendicativo e mirato con foto, magari prese di soppiatto, con il collega antipatico ripreso mentre è completamente brillo, che balla sul tavolo.
 
Ovviamente esiste sempre il mezzo riparatorio della cancellazione del tag (usato dal 93%) ma spesso anche pochi minuti di messa online possono risultare fatali. Un’altra difesa arriva dall’aumento del livello della privacy personale e dunque ai contenuti che non solo l’intera rete ma soprattutto determinati contatti possono visualizzare. Solo il 10% degli intervistati agisce in questo modo, però. Prestate sempre molta attenzione alla reputazione online, è molto più importante di quanto si possa immaginare.

Impostazioni privacy