Olimpiadi 2012 Londra: mistero e fantascienza sui metodi di allenamento [FOTO]

Le Olimpiadi 2012 di Londra si apprestano a vivere la seconda settimana di gare e emergono curiose informazioni sui metodi di allenamento più originali e tecnologici, che sembrano presi da film da fantascienza e invece sono realtà. Ai confini della medicina e della scienza più estrema, diversi atleti, federazioni nazionali e squadre hanno testato o stanno testando stratagemmi anche a volte inquietanti, che utilizzano speciali macchinari per migliorare le performance del fisico a volte anche poco prima del limite del regolamento. Qui sopra il primo metodo, chiamata capsula CVAC (pod) acronimo di “Cyclic Variations in Adaptive Conditioning“, utilizzata – tra gli altri – anche dal campione di tennis Novak Djokovic, come funziona?

La tecnologia Cyclic Variations in Adaptive Conditioning si basa su capsule che sembrano sedili di pilotaggio di astronavi fantascientifiche, in realtà trattasi di strumenti che ricreano condizioni “atmosferiche” speciali all’interno di uno spazio ristretto. Aiutano a migliorare la resistenza sotto sforzo immergendosi in condizioni di pressione, temperatura e di densità dell’aria in un modo migliore rispetto alle tradizionali camere iperbariche. I pod utilizzano infatti valvole controllate da un sistema computerizzato che ricrea le condizioni ad altitudini elevate, con intervalli “ritmici” e circolari. Il sangue si ossigena e si promette una migliore resistenza con acido lattico. Djokovic ha affermato: “Penso che aiuti davvero, soprattutto dopo uno sforzo intensivo, è come un’astronave, è una tecnologia molto interessante”.
 
crioterapia camera
La crioterapia è utilizzata in un modo letteralmente agghiacciante dato che accoglie per pochi minuti gli atleti a una temperatura di -140 gradi. E’ progettato in Polonia ed è parte anche del Centro Olimpico polacco dal 2000. Gli atleti entrano in intimo e con paraorecchie in stanze sempre più fredde fino alla camera crioterapica subito ribattezzata “Camera degli orrori“. Favorisce una diminuzione del metabolismo, le vene e le arterie si ingrossano e i tessuti muscolari danneggiati accelerano la guarigione; inoltre si vive una sorta di “botta” di endorfina con effetto antidolorifico. Gli atleti che utilizzano questa soluzione sono i più svariati, dai nuotatori ai marciatori fino agli specialisti del sollevamento pesi. Fantascienza? No, ne parla anche il sito olimpico.
 
Remote Ischemic PreConditioning
La squadra canadese e quella britannica alle Olimpiadi 2012 di Londra hanno testato una tecnologia medica al servizio dello sport chiamata RIPC acronimo di Remote Ischemic PreConditioning. Nome inquietante, che però nasconde un metodo già ampiamente testato da diverse decine di atleti, pur essendo ancora nelle prime fasi di sviluppo ed essendo nativamente stato progettato per cure contro attacchi cardiaci. Semplificando la spiegazione, si utilizzano fasce simili a quelle per misurare la pressione negli arti superiori e si applicano a braccia e gambe, poi si gonfiano per cinque minuti. I benefici riguarderebbero una migliore resistenza allo sforzo sotto acido lattico e di conseguenza meno dolori muscolari e crampi. Uno studio britannico ha calcolato in 30 secondi il miglioramento sui 5km nella corsa oppure di sette secondi nei 1000 metri a nuoto durante l’allenamento. Tuttavia c’è chi lo considera pericoloso, come il Dr. Greg Wells della University of Toronto: “E’ pericoloso, può causare danni gravi se non operato nel giusto modo“. Insomma, quando la fantascienza incontra la scienza i vantaggi sembrano percepibili, ma non mancano le controindicazioni.

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