Steve Jobs e il documentario sulla sua anima hippy

Interessante documentario su Steve Jobs lunedì 22 ottobre prossimo alle 21 sul canale BBC Knowledge (342 del Digitale Terrestre Mediaset Premium) intitolato “Steve Jobs: il miliardario hippy”. Un’ennesima occasione per soffermarsi sulla vita, sulle gesta e soprattutto sulla storia poco conosciuta del co-fondatore di Apple. Si parte da un ragazzo difficile, ribelle, con i capelli lunghi e con le ambizioni altissime per arrivare al successo. Nel mezzo, però, c’è tutta l’essenza di Jobs con le sue manie, le sue fobie e i suoi problemi a relazionarsi correttamente con “gli altri”. Sarà occasione per ascoltare interviste effettuate al co-fondatore Steve Wozniak, all’inventore del World Wide Web, Sir Tim Berners-Lee e al guru del branding Rita Clifton. Recentemente era apparso un altro ritratto, assai particolare, grazie a file segreti dell’FBI.

L’FBI completò infatti delle indagini piuttosto di routine su Steve Jobs ed è curioso notare che il ritratto dipinto sia quanto di più simile trapeli dalla biografia dell’iCeo, firmata da Walter Isaacson. Analizzando i punti fondamentali di questa piccola (grande) inchiesta di oltre 20 anni fa emergono le medesime “rivelazioni” del libro. Ossia che il co-fondatore di Apple fosse una persona sociopatica, che risultasse decisamente antipatico a un grande numero di persone, che non nascondesse di fare uso di droghe più o meno pesanti e che avesse una grande propensione a distorcere la realtà a proprio favore, non sempre con gli esiti positivi che sono poi trasudati dai successi di Apple. Insomma, un nuovo capitolo del lato oscuro di Steve Jobs.
 
Steve Jobs amava dividere il mondo dei propri collaboratori in due fazioni ben distinte e separate dei geni e dei cogl***i (testuali parole sue) e spesso e volentieri una persona poteva passare dall’una all’altra definizione anche all’interno della stessa giornata. Molte di queste rivelazioni arrivando dalla biografia di Walter Isaacson che meglio di tutte le altre indagini “giornalistiche” ha saputo mettere insieme sull’iCeo. Ma anche l’FBI, ben prima, era giunta alle medesime conclusioni. Perché, l’FBI stava indagando su Steve Jobs? No, non solo o meglio non affatto per il pericolo che fosse un comunista e un divulgatore anche di questa dottrina oltre che della “bella tecnologia”, ma per via della possibilità che Jobs potesse entrare nel governativo del President Export Council ossia di un organo sul commercio internazionale. Per questo motivo, era necessario scoprire tutto sul californiano. Il risultato: un dossier di 191 pagine che raccontava Steve molto più approfonditamente e molto prima del libro di Isaacson.
 
E’ possibile leggere questo ampio fascicolo di 191 pagine, scaricandolo liberamente in formato PDF da questo link e cosi di addentrarsi nei meandri più oscuri oppure nella curiosità sulla figura del co-fondatore di Apple, che non era affatto una persona facile, con problemi nel relazionarsi con le persone per l’aggressività e per la mania del controllo percepibili a chilometri di distanza. Merito ancora una volta del portale Gawker, che ha scovato questo documento di sicuro interesse. Fosse uscito anche solo due anni fa sarebbe stato la fine del libro di Walter Isaacson? Difficile dirlo, di sicuro buona parte dell’utenza ignorava il lato oscuro di Steve Jobs soffermandosi solo sulla sua aura ormai da santo-subito accresciuta notevolmente da dopo la morte della scorso autunno. Nel bene e nel male, un nuovo tassello del complesso mosaico della vita di Jobs.

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