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Twitter racconta la guerra in Afghanistan senza filtri in tempo reale

Mustafa Kazemi è il prototipo del giornalista di guerra 2.0 perché utilizza Twitter per raccontare la delicata situazione in Afghanistan in tempo reale, con rapidi e puntuali tweet da 140 caratteri. Frasi, notizie flash o rimandi ad altre fonti (e alla propria rubrica su un magazine online) che sono spesso riprese anche dalle agenzie più famose perché il buon Mustafa – che è afgano, per altro – è sempre sul pezzo. Dalla propria utenza @combatjourno pubblica anche foto spesso assai crude, per urlare al web che no, la guerra in Afghanistan non è affatto finita.

Il giovanissimo Mustafa Kazemi fa parte di quella schiera di giornalisti poco più che ventenni che raccontano in prima persona i conflitti, senza filtri, senza censura nelle foto pubblicate o nelle parole scelte e soprattutto dall’interno. Mustafa vive in Afghanistan ed è ben consapevole che il milione di abitanti connessi al web (su 35 milioni in totale) non sono che una minima percentuale dell’audience al quale si rivolge. Lui punta al web intero e infatti scrive in inglese non a caso. Di più in inglese, su Twitter.
 
Attraverso la propria pagina su Journalisted.com rimanda a tutti gli articoli più approfonditi scritti su diversi magazine online, ma il profilo di Twitter è ciò che l’ha fatto conoscere alla platea mondiale. Mustafa pubblica tweet a raffica raccontando degli attentati, riportando tutte le voci che circolano a Kabul e dintorni. Basta un telefono e una minima connessione per fare giornalismo 2.0 in tempo reale. In breve tempo ha raggiunto 3400 follower, ma i numeri stanno salendo in modo esponenziali.
 
Giornalista e anche fotografo d’assalto. Sulla propria pagina di Twitpic pubblica foto in grande contrasto: dagli inconsapevoli bimbetti vestiti da militari a immagini molto crude e forti dei corpi martoriati e mutilati degli attentatori esplosivi. Una decisione netta: raccontare a parole e mostrare senza filtri e senza censure per arrivare direttamente allo stomaco dei lettori e degli utenti. Lo scorso Agosto ha raccontato di un attacco suicida praticamente in diretta al British Council di Kabul. In Settembre ha pubblicato foto di combattenti che attaccavano l’ambasciata americana.
 
E come lui tanti altri giornalisti: “Ho iniziato a usare Twitter nel Gennaio 2011 a seguito di diversi attacchi terroristici nel sud e nell’est del paese, in diretta dal posto. I giornalisti ora usano Twitter per condividere notizie locali, storie, aggiornamenti e incidenti in tutto il paese“. In più, Mustafa risponde in prima persona alle domande ricevute. E la censura? “Siamo tutti spaventati dalla censura, c’è una barriera tra la libertà di parola e la libertà del giornalismo – poi lancia la provocazione – i recenti annunci sulla censura e sul monitoraggio dei social media da parte di… FBI e CIA sono motivo di preoccupazione per me“. Coraggio estremo e sfrontatezza per Mustafa: Twitter è la migliore piattaforma per i giovani giornalisti come lui che raccontano il conflitto dall’interno, senza fronzoli.

Diego Barbera

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