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Ricevi un Mi Piace su Facebook? Il gilet ti abbraccia [FOTO]

Hai appena ricevuto un Mi Piace su Facebook? Il giaccone/gilet chiamato Like-a-Hug che si gonfia e si dilata simulando un abbraccio: è questa l’ultima trovata di uno dei tanti laboratori del MIT (Massachusetts Institute of Techology) di Boston, il Tangible Media Group. Il suo funzionamento è molto semplice: comunica in tempo reale con un computer che fa da sponda e che avverte in tempo reale non appena si riceve un Mi Piace (Like) ad esempio a una foto, a un aggiornamento di stato oppure a qualsiasi altra attività svolta sul social network. Al tempo stesso, “abbracciandosi” si restituirà il Mi Piace al mittente con una comunicazione bi-direzionale. Si apre la via a gadget “sociali” coi quali interagire?

In questi anni abbiamo già visto indumenti che possono gonfiare e stringere alcune loro parti per simulare un contatto “umano” e interagire attraverso contatti collegati in rete. Aggiungiamo anche l’inquietante “baciatore” a distanza e possiamo facilmente immaginare una prossima stagione di gadget dedicati al senso del tatto e capaci di interagire con l’utente tramite il web. Like-a-hug è uno di questi: è stato sviluppato da Melissa Kit Chow in collaborazione con Andy Payne e Phil Seaton all’interno del MIT Media Lab Tangible Media Group, un laboratorio dell’Università tecnologica di Boston.
 

 
Essendo un concept, l’indumento non è all’ultimo grido in termini di moda dato che appare come un grosso e ingombrante gilet nero, ma d’altra parte deve includere tutti i componenti tecnologici e i vari sistemi di gonfiaggio. La Chow spiega: “Questo gilet ci permette di percepire il caldo incoraggiamento, il supporto o il sentimento che proviamo quando riceviamo un abbraccio“. E nello specifico, si attiva non appena qualcuno gradisce con un Like una foto, un video oppure un aggiornamento di status.
 
Se poi si abbraccia il gilet stesso si restituisce il Mi Piace e se l’altro utente indossa a sua volta l’indumento si proverà un’esperienza totalmente parallela. Che senso ha questo progetto? E’ un esperimento “tecnico” all’interno della ricerca di una possibile comunicazione tattile digitale per ampliare gli orizzonti dei social media oltre la classica interfaccia grafica. Insomma, un primo passo verso la telepresenza sempre più ampia e profonda, che potrebbe portare poi in futuro alla creazione di veri e propri avatar e di conseguenza a sistemi di controllo e di “percezione” sempre più realistici per l’utente.

Diego Barbera

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