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Categories: HackerInternet

Anonymous contro la Siria e il black-out della rete

Anonymous dichiara guerra al Governo Siriano sui siti ufficiali del regime. Gli hacktivisti hanno infatti “maledetto” il presidente Bashar al-Assad colpevole del black-out sulla rete e del blocco delle comunicazioni: una di quelle azioni che manda letteralmente in bestia Anonymous e che scatena inevitabili attacchi informatici. D’altra parte gli 84 indirizzi IP della Siria sono stati resi irraggiungibili rimuovendo di fatto il paese dal web (dati Renesys): “Essenzialmente hanno tolto la spina dalla corrente del web – spiegano gli Anonymous – come scoperto in Egitto dove Mubarak si era comportato nello stesso modo, non è un danno che può essere riparato facilmente. È una mossa disperata di un regime morente“. Da qui l’azione che cerca di isolare a sua volta tutto ciò che è legato a al-Assad, che segue la battaglia virtuale contro Israele per proteggere la Palestina.

Due settimane fa, infatti, avavevamo ancora assistito a un attacco “politico” da parte degli hacktivisti di Anonymous che questa volta se la sono presa con Israele con l’operazione #OPIsrael in difesa di Gaza. Lo scontro in Medio Oriente ha chiamato le truppe virtuali che si oppongono alla volontà del governo israeliano di bloccare la connessione alla Rete nella Striscia di Gaza. È una vera e propria minaccia: “Se lo farete conoscerete la piena e incontenibile rabbia di Anonymous, come per gli altri governi non ne uscirete indenni”. Sono stati poi attaccati due siti come Falcon-s.co.il e Advocate-israel.com vicini al Governo e sono state diffuse indicazioni per i palestinesi per realizzare una connessione analogica sostitutiva.
 
Ma Anonymous erano stati protagonisti di un altro attacco informatico contro un governo, lo scorso aprile. Si era attaccato il network di siti ufficiali della Formula 1, che sono rimasti oscurati per qualche ora a causa di un’intrusione del gruppo di pirati informatici. Il motivo di questa protesta online? E’ ancora una volta il tanto discusso GP di Formula 1 in Bahrain, che l’anno scorso non si era corso per sensibilizzare l’attenzione mondiale sui crimini compiuti dal Governo nella soppressione della rivolta popolare, mentre quest’anno è ritornato a essere in programma nonostante la situazione non si sia stabilizzata. Vittime i siti ufficiali F1 come www.f1.com e F1-racers.net, che sono rimasti oscurati per qualche ora prima di essere riportati alla normalità. Per quale motivo si è oscurato uno spazio, anzi due, così importanti e istituzionali? Ancora una volta gli Anonymous hanno preso di petto una questione prettamente “politica” che nulla c’entra contro major o etichette cinematografiche e musicali.
 
Come si poteva leggere nella dicitura del testo pubblicato, riportata anche all’interno del sito del ministero dell’Interno del Bahrain, caduto sotto i colpi degli attacchi informatici più o meno nello stesso frangente: “Il popolo del Bahrain ha combattuto contro l’oppressione del regime del re Hamad bin Al Khalifa per oltre un anno. Si sono registrati omicidi per le strade, aggressioni, gas nelle abitazioni, danneggiamenti a proprietà private da parte della polizia e sequestri. Il Regime continua la sua azione brutale ogni giorno e peggiora. Per questo motivo il GP del Bahrain andrebbe boicottato, perché i proventi dell’evento finanziano queste oppressioni“. Gli Anonymous hanno ricordato anche lo sciopero della fame che ormai prosegue da 70 giorni da parte dell’operatore umanitario Abdulhadi Alkhawaja, “Non è colpevole di nessun crimine, è perseguito solo per aver invocato il rispetto dei diritti umani per la popolazione“. Un intento lodevole, questa volta, per gli Anonymous che lo scorso 31 marzo sembrava potessero attaccare anche i giganti del web, ma si era capito subito che era solo una bufala.

Diego Barbera

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