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Mafia III: recensione del videogame open world di 2K Games

Mafia III è il terzo capitolo della famosa saga videoludica Mafia, che debutta a sei anni di distanza da Mafia II. 2K Games e Hangar 13 hanno lavorato a lungo a questo videogioco ed, dopo lunghissima attesa, è finalmente giunto su PlayStation 4, Xbox One PC, uno dei titoli più attesi del 2016. Scopriamo più in dettaglio nella nostra recensione Mafia III, la storia e sia i punti deboli che quelli di forza.

Una trama intrigante

Mafia III è ambientato nel 1968, a New Bordeaux, ovvero la New Orleans che tutti noi conosciamo. Il protagonista è Lincoln Clay, ragazzo afroamericano reduce dal Vietnam che si ritrova nel mezzo di una guerra malavitosa. Clay dovrà scovare e distruggere le gang avversarie al fine di liberare la città dalla mafia vigente, per incontrarsi faccia a faccia con Sal Marcano, il capo della famiglia criminale che gestisce New Bordeaux.

Non appena iniziato il gioco, è possibile godere di un livello di coinvolgimento molto elevato. Sia le animazioni facciali che la recitazione sono state curate, mentre il doppiaggio in italiano è molto buono. Abbiamo, in particolar modo, apprezzato la presenza della lingua italiana nelle fasi di guida, in cui non è necessario leggere a schermo per comprendere ciò che viene detto e gli obiettivi da raggiungere.

La trama del gioco, all’inizio, è molto coinvolgente soprattutto considerando il taglio cinematografico scelto. Infatti, durante le prime missioni, filmati d’intermezzo permettono di comprendere maggiormente la trama. Tuttavia, tutto ciò viene abbandonato dopo poco nel prologo, in cui il giocatore può spostarsi liberamente nella città.

Gameplay

New Bordeaux è suddivisa in quartieri, ognuno comandato da un boss che dobbiamo eliminare. Prima di raggiungere quest’ultimo obiettivo, è necessario indebolire l’attività criminale sul territorio. Un contatore appare sullo schermo e missione dopo missione si avvicinerà sempre più a zero. Raggiunto questo traguardo, sarà possibile affrontare il boss e conquistare un’intera zona da assegnare ad un alleato.

Questo meccanismo, all’inizio molto coinvolgente, rimane invariato per tutta la durata del gioco. Quindi, le azioni da compiere sono quasi sempre le stesse.

Il gunplay, invece, è molto buono visto che il protagonista può impugnare tantissime tipologie di armi, ognuna con le proprie caratteristiche, e anche i nemici reagiranno in maniera diversa in base al punto in cui vengono colpiti. Qualora i nemici siano numerosi, il protagonista può chiamare rinforzi con la conseguente possibilità di rimanere con poche munizioni.

In termini di mappa, New Bourdaux è una città molto estesa in cui girare a piedi non è la scelta migliore. Salire a bordo di vetture dell’epoca permette di viaggiare velocemente tra i nove distretti alla ricerca di vetture sospette da inseguire e non solo. Allo stesso tempo, Mafia III permette di salire a bordo di imbarcazioni, per girare nella zona paludosa.

Grafica e intelligenza artificiale

In termini di grafica, Mafia III può essere considerato un titolo altalentante, con un sistema di illuminazione che presenta alcuni difetti e un ciclo notte e giorno non sempre preciso. Rispetto a molti altri titoli di ultima generazione, è possibile constatare un impatto visivo non all’altezza, anche se nelle parti più povere della città è stata posta un’attenzione maniacale per i dettagli. Infatti, la città di New Bordeaux riesce a coinvolgere il giocatore per la varietà di distretti diversi, con un’atmosfera unica, anche se l’interazione è quasi ridotta ai minimi termini.

L’intelligenza artificiale (IA) dei nemici non è uno dei punti di forza, visto che durante tutta l’esperienza di gioco è stato molto semplice conquistare i distretti.

Conclusioni

Seppur Mafia III sia un gioco che presenta alcuni difetti, soprattutto in termini grafici e d’intelligenza artificiale, oltre che d’interazione con la città, abbiamo particolarmente apprezzato la vasta mappa del gioco, un comparto narrativo eccellente e l’ottimo gunplay.

Mafia III è il gioco ideale per tutti coloro che desiderano respirare l’atmosfera di fine anni ’60. Gli sviluppatori hanno ricercato alla perfezione situazioni e aspetti culturali dell’epoca, con tematiche reali come razzismo, violenza e prostituzione. Infine, un grande plauso va per la scelta del comparto sonoro, in cui troviamo Paint It Black dei Rolling Stones e Son of a Preacher Man di Dusty Springfield.

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Alberto Marini

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