Un'azienda sta provando a creare un mondo digitale dove vivere per sempre - Tecnocino.it
L’uomo non è stato in grado finora di trovare un modo per vivere per sempre, ma un’azienda ha ideato un sistema, anche se controverso.
La tecnologia sta facendo passi da gigante, soprattutto da quando si è ampliata la conoscenza e lo sviluppo delle IA, ma il nostro cervello rimane sempre un “mistero”, soprattutto quando si parla di semplice memoria sinaptica e anima.
Secondo alcuni studiosi, l’essere umano potrà davvero vivere per sempre eliminando i limiti dell’involucro che lo ospita, ovvero il corpo. Potendo spostare il cervello in un altro involucro una persona non morirà mai. Ma riuscire a realizzare tutto questo non è ancora così semplice.
Oltre al fattore filosofico-etico, che certo non è cosa da poco, si stanno tentando dei sistemi per scansionare il cervello, memorizzare tutto, e poi spostarlo su un dispositivo digitale. Questo è ciò che sta promettendo un’azienda.
L’idea di Robert McIntyre, fondatore di Nectome, è relativamente semplice: riuscire a creare una copia del cervello di una persona e poi conservarla in un computer. Almeno fino a che non si trova (anche) il modo di trasferirla su un altro corpo.
Chi ha visto la serie Tv “The 100” avrà già pensato ad Ali, la IA che per salvare l’umanità aveva deciso di trasferire le menti delle persone in una realtà virtuale, la “Città della Luce”, dove le personalità erano memorizzate in un chip, ma il corpo fisico non esisteva più. Un “paradiso” dove le sofferenze e i limiti del corpo erano spariti.
Nectome ha attirato molti consensi (e anche risorse economiche) quando ha “promesso” di trovare un modo di uploadare il cervello delle persone per crearne delle copie, e trasferirle su di un Cloud.
McIntrye sostiene che digitalizzare il cervello e ottenerne una copia è intrinsecamente una continuazione della vita, anche se rimane il “nodo coscienza”. Ovvero la copia della persona sarà uguale, ma diversa, perché non potrà vantare il vissuto della precedente “vita”. Un discorso un po’ complesso, in effetti.
Sembra che però il problema principale non riguardi l’anima o l’essenza della persona, ma le criticità del procedimento stesso di estrazione dei dati del cervello. Lo stesso fondatore del progetto ha ammesso infatti che eseguire la copia significa uccidere il paziente. Si tratta infatti di sottoporre il soggetto a una sorta di vetrificazione del cervello, che permette di conservarlo e digitalizzarlo, ma solo quando la tecnologia potrà farlo in modo efficiente. Ecco perché l’idea è quella di sperimentare la tecnica su malati terminali.
Al momento dunque si tratta “solamente” di attendere che la tecnologia renda il trasferimento digitale non fatale al 100%, ma gli studi vanno avanti e chissà che in un futuro non tanto lontano non ci si riesca davvero. E potremo vivere in eterno.
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