Terremoto Cile: perché i telescopi hanno retto

Il Cile è stato colpito lo scorso sabato da un terremoto devastante che ha raggiunto l’8.8 grado della scala Richter. L’epicentro vicino alla capitale Santiago ha fatto sì che migliaia di case e palazzi venissero distrutti. I morti non sono ancora quantificabili con precisione.
 
Discovery.com ha raccontato il caso dei famosi e celebri grandi telescopi situati in altitudine dove il cielo è quasi sempre terso e l’umidità è molto bassa. Insomma, dove le condizioni sono ideali per l’osservazione dello spazio: bene, sono rimasti tutti intatti nonostante la tremenda scossa e lo sciame sismico susseguente. Perché?

Dall’European Southern Observatory VLT situato a 2635 metri d’altezza sulle montagne sopra il deserto di Atacama (50 volte più arido della Death Valley californiana) al Gemini South Observatory sul Cerro Pachon, il terremoto non sembra aver intaccato questi strumenti formidabili. I server collegati ai telescopi sono caduti per qualche minuto dopo la scossa principale, ma la struttura non ha subito il minimo danno.
 
Il perché è spiegato da Anil Ananthaswamy che ha eretto entrambi i telescopi cercando di renderli immuni anche a scosse di tale portata devastante. La distanza dall’epicentro era consistente, tuttavia anche nella zona il terremoto si è fatto pesantemente sentire

Lo specchio principale è spesso 18 centimetri, con il suo peso importante non teme terremoti grazie a clamp che lo sollevano (pesa 23 tonnellate) per evitare danni causati dallo scuotimento. In generale il telescopio è come se “danzasse” con il sisma andando a contrastare ogni sua mossa con una contraria, proteggendo l’attrezzatura più debole (gli specchi e gli ingranaggi) da quella più solida (lo scheletro di acciaio).

L’hitech non può ancora prevedere il terremoto, ma può dare una valida mano a limitare i danni. Al contrario strutture fatescenti e obsolete amplificano notevolmente gli effetti di questi avvenimenti catastrofici.

Impostazioni privacy