AP/LaPresse
WiFi libero, forse ci siamo: dopo cinque anni di purgatorio innovativo, l’Italia potrebbe abrogare una legge – la Pisanu (foto) del 2005 – che troncò ogni aspirazione di diffusione di reti e hotspot senza fili gratuiti e pubblici. La proposta è bipartisan, altro segno lodevole.
In queste settimane di grande clamore in politica per le vicende ben note, sembra in dirittura d’arrivo un’iniziativa davvero entusiasmante per la tecnologia: l’abrogazione della legge Pisanu che vietava le connessioni anonime alla rete con obblighi pesanti per il fornitore del servizio.
Proposta dal Ministro dell’Interno nei governi Berlusconi II e III e subito approvata un lustro fa sull’ondata della psicosi per gli attentati terroristici dal 2001 in poi, la Legge Pisanu metteva le catene alle reti pubbliche senza fili visto che oltre a non permettere connessioni anonime, obbligava i fornitori dei servizi a registrare tutti i dati dell’utente/cliente quindi identità, numero telefonico e IP.
Le idee di base della Legge potevano anche essere condivisibili sotto il profilo della sicurezza, tuttavia hanno di fatto distrutto l’evoluzione delle reti Wifi gratuite pubbliche che invece abbondano negli altri paesi europei, ponendo l’Italia come fanalino di coda (-70% rispetto alla media europea)
La proposta di abrogazione della legge Pisanu – che ha rinnovo annuale – è stata avanzata da rappresentanti di ogni fazione politica: Paolo Gentiloni (Partito Democratico), Linda Lanzillotta (Alleanza Per l’Italia) e Luca Barbareschi (Futuro e Libertà per l’Italia).
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