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Glancee: l’app italiana acquistata da Facebook, perché?

La notizia dell’acquisto di Glancee da parte di Facebook ha lasciato tutti con la bocca aperta, perché Mark Zuckeberg si è affrettato ad accaparrarsi questa app per iPhone e Android sviluppata da un suo coetaneo italiano? Il motivo è molto semplice: perché è un’idea molto interessante da incorporare direttamente nel social network dato che permette di associare e collegare persone con interessi non identici – un’idea già sviluppata da diverse altre app – quanto interessi simili e vicini geograficamente. Una sottile linea di separazione che al cervello umano è semplice percepire ma stesso non si può dire per gli algoritmi elaboratissimi utilizzati sul web. E così, il 28enne Andrea Vaccari racconta di come è stato “sedotto” da Mark Zuckerberg che lo ha voluto nel proprio staff di sviluppatori.

La storia di Andrea Vaccari è molto interessante: dopo esser stato studente al Politecnico di Milano, dove si è laureato in ingegneria informatica, ha condotto un computer in master science a Chicago ed è stato subito notato da Google che gli ha proposto un’assunzione, ma ha rifiutato. Lo ha fatto una seconda volta anche dopo uno stage presso proprio Mountain View e un progetto di ricerca a Boston, al MIT – Massachusetts Institute of Technology – nel 2010. Già, perché Andrea aveva sin da subito ben chiaro dove voleva andare a puntare e così ha realizzato il proprio obiettivo, fondando la società Glancee che poi è stata presentata tra gli applausi all’ultimo congresso South by Southwest (SXSW).
 
E’ uno degli eventi più importanti per sviluppatori e per startup, dove mettersi in mostra e, come successo proprio ad Andrea Vaccari, attrarre le grandi società. Mark Zuckerberg è giunto a conoscenza del progetto e ha immediatamente convocato Andrea, che ha così conosciuto il coetaneo più ricco del mondo (e lo sarà ancora di più, a breve, quando Facebook entrerà in Borsa). Ha poi accettato l’offerta di acquisto per vendere la società a Zuckerberg ed entrare nello staff. Ma perché Facebook ha investito quasi ad occhi chiusi su questo progetto made in Italy, anche se nato negli States?
 
Perché l’algoritmo sviluppato permette di andare a analizzare un grande numero di contatti e di utenti e di suggerire accoppiamenti in base non agli stessi interessi – è troppo semplice e poco efficiente – quanto su interessi simili e al luogo dove ci si trova. L’algoritmo sviluppato con Alberto Tretti e il canadese Gabriel Grise, è come una manna per Facebook che vive proprio sui rapporti tra utenti e sulle loro relazioni con tanto di scambio di dati e informazioni. Inoltre l’applicazione – che è stata diffusa lo scorso marzo – che include l’algoritmo, funziona senza consumare troppo la batteria dei dispositivi che l’accolgono. Un particolare da tener conto quando si parla di geolocalizzazione e di traffico dati.

Diego Barbera

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