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Microsoft Kinect nello spazio: i sensori controlleranno nano-satelliti

I sensori di Kinect di Microsoft saranno utilizzati nel campo dei nano-satelliti spaziali di prossima generazione. I componenti dell’ottima barra sensore sviluppata come accessorio di Xbox 360 saranno sfruttati per un’operazione molto delicata come quella delle manovre in orbita. Si tratta di un campo dove sono richiesti calcoli elaborati, ma soprattutto rilevazioni estremamente precise e grazie alla qualità dei sensori di Kinect, che riescono a ricreare una riproduzione tridimensionale evoluta dello spazio davanti a sé, si potrà risparmiare tantissimo, ottenendo i medesimi risultati raggiunti con i metodi attuali. Potranno così essere lanciate costellazioni di nanosatelliti che potranno interfacciarsi tra loro grazie al controlling offerto dai sensori di Kinect.

Ancora una volta Kinect e i suoi componenti stupiscono. La società Surrey Satellite Technology Limited (SSTL) sta progettando di utilizzare i sensori dell’accessorio Microsoft in ambito spaziale. Dato che sulla Terra Kinect riesce a comprendere con precisione non solo la posizione e la profondità delle persone posizionate sul fronte, ma anche i movimenti, in orbita potrà agire allo stesso modo nei confronti degli strumenti che gravitano intorno al pianeta. In buona sostanza ogni nano-satellite vedrà l’altro mappando la posizione e soprattutto aiutando in modo profondo le manovre di docking, che potranno essere effettuate con maggiore precisione.
 
Attualmente le operazioni di docking tra due oggetti in orbita sono tra le più delicate, costose e dispendiose in termini tecnici. Sin dalle prime missioni Apollo che richiedevano una grande perizia degli astronauti nella sistemazione dei moduli nel viaggio verso la Luna per arrivare al recente docking tra la capsula privata SpaceX Dragon agganciatasi alla Stazione Spaziale Internazionale. Si utilizza un mix di rilevazioni grazie a radar e laser che calcolano distanze, velocità e quant’altro. Ma con i sensori di Kinect – ovviamente modificati in modo opportuno – si potranno abbattere i costi e ottenere la medesima qualità. Almeno così si promette.
 
Il progetto della società SSTL non si dedica a moduli eccessivamente grandi quanto a satelliti anche molto piccoli (per questo motivo chiamati nano-satelliti) che potranno comunicare tra loro e agganciarsi tra loro in modo del tutto autonomo. Il primo test coinvolgerà due satelliti cubici con lato di 30 centimetri che saranno lanciati insieme, separati e poi uniti con una manovra di docking. Se funzionerà, questa tecnologia potrà essere utilizzata anche con diversi altri scopi come quelli per evitare collisioni con detriti spaziali fino ai lavori di manutenzione della stazione spaziale stessa.

Diego Barbera

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