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Uomo-cyborg con uno smartphone impiantato nel braccio [VIDEO]

Che cos’è quel rigonfiamento nel braccio dell’uomo raffigurato in questo video. Tim Cannon si auto-definisce come bio-hacker e non è difficile capire perché dato che si è trasformato in una sorta di cyborg impiantandosi un chip Circadia 1.0 grande circa quanto uno smartphone sotto la pelle del braccio sinistro. La prima domanda è perché? Questo sensore ricaricato senza fili permette di inviare via Bluetooth tutti i suoi parametri vitali a un tablet Android, monitorando il suo status. Non c’è un vero e proprio perché di questo esperimento. È, appunto, un esperimento portato a compimento dalla combriccola del Grindhouse Wetware alla quale Cannon fa parte. E cavia.

Si studia la possibilità, in un futuro non così remoto, di impiantare chip (si spera più piccoli) così da monitorare in tempo reale lo stato di salute e avvertire in tempo reale di un malessere o di “qualcosa che non va”. Le future versioni del dispositivo potrebbero includere anche altri sensori in grado di captare altri parametri vitali. Il prezzo di questi futuri chip sarà di circa 500 dollari. Ah e se ve lo state chiedendo, no non ha utilizzato anestesia durante l’intervento…

Tatuaggio hitech alimentato a sangue

Questa notizia è davvero malatissima: alla Greener Gadgets Design Competition, tale Jim Mielke ha presentato un concept molto particoloare, un cellulare subcutaneo con schermo touchscreen, bluetooth e umts che si alimenta con il sangue dell’ospite, insomma un telefonino vampiro! Si chiama “Digital Tattoo Interface” e sostanzialmente consiste in un impianto di 5 per 10 centimetri di pixel particolari in grado di spegnersi e accendersi dal bianco al nero, un primitivo schermo a basso consumo che riconosce la pressione (ad esempio nella zona tasti), è compatibile con la tecnologia bluetooth e con i network 3G.

Una parte di silicio flessibile è inserita sotto la pelle per creare un sistema che trae energia niente meno che dal sangue! Come? Facendo fluire il fluido dentro due tubicini che scompongono glucosio e ossigeno convertendoli in energia elettrica, per poi riportare la nostra linfa vitale un po’ impoverita di nuovo in circolo.
Sarà mai commercializzato? Speriamo di no!
Diego Barbera

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