Riscaldamento globale sempre più problematico: tanti stabilimenti alpini chiusi per sempre

Il problema del riscaldamento globale sta creando sempre più danni come quelli al turismo di montagna: chiudono molti stabilimenti alpini.

Il clima è sempre più in tilt. Le anomalie climatiche che diventano più forti e frequenti sono sotto gli occhi di tutti e le ripercussioni sulle attività lavorative si rivelano inevitabili.

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Chiusura di impianti sciistici a causa del riscaldamento globale – tecnocino.it

Il riscaldamento globale presenta un conto molto salato soprattutto per quel che riguarda il settore del turismo montano. L’estate sempre più prolungata e con le temperature elevate anche ad alta quota è un fenomeno che oltre a cambiare il panorama va ad influire anche sull’assetto economico con conseguenze devastanti.

Se nei mesi estivi la fuga dalle città e la ricerca di un ristoro dall’afa micidiale e opprimente trova fa riversare sulle montagne molti turisti e appassionati di escursione, non è così in inverno.

La neve, attrazione massima per il turismo alpino viene a mancare e sci e snowboard diventano impraticabili. Certo, c’è l’escamotage della neve artificiale, ma il rapporto tra costi ed entrate determina un blocco che diventa sempre più spesso insuperabile e provoca decisioni drastiche come la chiusura.

Chiusure sulle Alpi francesi: non c’è la neve, la stagione non può decollare

Non sono pochi infatti gli stabilimenti alpini che hanno deciso loro malgrado di chiudere. A Faverges-Seythenex sulle Alpi francesi, il piccolo comune ha dovuto fare una scelta netta : chiudere definitivamente gli stabilimenti sciistici.

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Impianti sciistici – tecnocino.it

Dopo mesi di riflessioni la decisione è arrivata proprio a fine estate, maturata in seguito alla mancanza di prospettive vantaggiose per i mesi a venire. Non si presentano infatti scenari migliori per quanto riguarda gli impianti ad alta quota che soffrono le temperature non consone e le previsioni di un altro inverno fin troppo mite e senza neve.

Quel che più ha influito sulla decisione è il calcolo di una stagione sciistica diventata ormai negli ultimi anni troppo corta. Solo poche settimane e far fronte al problema con la neve artificiale comporta costi eccessivamente onerosi che non vanno a compensare i guadagni.

Effettivamente quello che dovrebbe essere un lavoro di tre mesi, dall’inizio di dicembre alla fine di marzo si riduce di fatto a solo 4 settimane nel mezzo dell’inverno. Di questo passo si prospetta la morte dello sport sciistico nel giro di qualche decennio, in circa vent’anni.

Diversi proprietari e gestori di impianti sciistici pensano già a convertire la loro attività con investimenti verso una graduale transizione economica che vada in altre direzioni. Diventano altre le attività da poter fare in montagna, ma senza gli sport ad alta quota la perdita non può che essere notevole e la vita di montagna ridisegnata a tinte certamente meno attrattive.

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