Intervista a Layla Pavone, presidente IAB Italia

Layla Pavone ci ha gentilmente concesso un’intervista che va a chiudere idealmente la serie di articoli dedicati all’edizione 2009 dello Iab Forum di Milano. Le parole del Presidente IAB Italia non nascondono una certa amarezza per la situazione attuale nel nostro paese, ma il futuro non potrà che affacciarsi in rete. Già nel 2010 la crescita degli investimenti pubblicitari online potrebbe andare in doppia cifra come già ci aveva pronosticato Mauro Lupi.

Allo IAB Forum 2009 di Milano erano presenti anche le istituzioni, su che gradino del progresso dell’advertising si situa l’Italia oggi?
Basso purtroppo. Poco dopo la conclusione del Forum è arrivata la notizia del blocco degli 800 milioni per lo sviluppo della banda larga da parte del sottosegretario Gianni Letta. Questo non può che confermare ciò che era stato evidenziato dall’Osservatorio Digitale Eurostat ossia che l’Italia è il fanalino di coda dell’Europa. Noi abbiamo inviato un appello alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, sottoscritto da tutte le società più importanti e da Confindustria
 
Tecnologie come l’LTE potrebbero aiutare a colmare qualche lacuna?
Sì e no. Internet mobile è sicuramente una killer application ma ci sono ancora tanti ostacoli da superare ed è una via complementare non sostitutiva. Si dovrà continuare negli investimenti per la banda larga, la mobilità è ancora troppo vincolata ai quattro operatori in più l’utente non usa questi servizi con tranquillità anche a causa dei costi proibitivi. Le persone devono prima imparare a usare lo strumento. Quel che è chiaro è che gli smartphone faranno la differenza, ci saranno due modi di fruire di Internet e dei suoi servizi. Quello da divano ossia con logiche domestiche e quello portable con gli smartphone che non sono sostitutivi ma offrono una soluzione parallela. Si deve però puntare all’insegnamento delle tecnologie e strumenti, nelle scuole ad esempio, è questo ciò che abbiamo chiesto al Ministero dell’Istruzione.
 
Cambierebbe la gestione dell’advertising su Facebook?
Facebook è un aggregatore potente, ma oggi viene usato troppo superficialmente se non da pochi. La sua politica di advertising agisce parallelamente all’uso personale: è semplice, tabellare, con finestre, ma in generale le aziende non si impegnano abbastanza nello sfruttamento. Dovrebbero intenderlo in modo più maturo, guardiamo ad esempio le pagine ufficiali di società o prodotti. Sono statiche. Per smuovere queste potenzialità è necessario creare competenze. Non è facile ma si deve comunicare nello stesso modo in cui le persone lo usano quotidianamente, sono loro che devono parlare di un prodotto raccontando una storia o un’esperienza cos da diventare influencer con le loro opinioni.
 
E Twitter? Ha più potenzialità commerciali o può essere più utile per conoscere l’opinione della gente su determinati brand?
Non sono una grande fan di Twitter, lo considero uno strumento troppo semplificato e con scarsa capacità di aggregazione. Negli USA il cellulare diventa il link tra persone e social media, in Italia non è ancora stato sfruttato appieno. E’ troppo “short”. E’ vero, è ideale per un’informazione rapida e veloce, ma non credo possa offrire una relazione peer-to-peer soddisfacente tra persone.
 
Quali sono le previsioni degli investimenti pubblicitari per l’anno prossimo?
E’ sempre difficile fare previsioni, ma la stada è luminosa e lo IAB Forum ha dimostrato quanto siano ormai superati i luoghi comuni paventati soprattutto dall’offline. Si può ipotizzare un 25% circa del market share ma non di più, è infatti un discorso a lungo periodo perché fra qualche anno ci sarà solo Internet, mentre ora la TV è ancora presente in modo pesante e ruba fondi e attenzioni al web, si veda il digitale terrestre. L’HTTP sarà la killer application di qualsiasi contenuto. La crescita rispetto a quest’anno potrebbe essere del 10%, anche se le stime parlano di un +9% per l’Europa e di un +19% per l’Italia. Ci speriamo, ma potrebbe essere troppo ottimistico, secondo me sarà tra 10 e 20 per cento, più verso il 10%. Ma in quest’ottica si deve anche prendere in considerazione il calo del 16% dei mezzi offline e quindi in tal senso aggiungendo i punti di questa decrescita si arriverebbe al tasso del +20% complessivo dell’online.

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