Economia circolare e rifiuti tecnologici: come si dovrebbero smaltire

La scelta di effettuare il passaggio da un’economia lineare ad un’economia circolare appare sempre più obbligata. L’economia di tipo lineare ci ha condotto inesorabilmente a confrontarci con il problema dello smaltimento dei rifiuti, che nel corso del tempo si sono accumulati in quantità non più gestibili. L’economia lineare, infatti, al contrario di quella circolare, non prevede che il rifiuto prodotto venga riutilizzato: quando una lavatrice, un frigorifero oppure un telefono cellulare non servono più o si rompono, vengono gettati via, col risultato che concorrono ad accumularsi sempre di più. Una situazione non più sostenibile, che ci ha obbligati a correre ai ripari per non rischiare di finire sommersi dai rifiuti. E che ha dato vita a progetti come Futur-e di Enel, che fanno dei principi dell’economia circolare la chiave di volta per offrire un futuro migliore grazie alla sostenibilità.

Economia circolare: una risposta alla gestione dei rifiuti

La risposta all’accumulo non più gestibile dei rifiuti si trova proprio nell’adozione di un’economia di tipo circolare. É la stessa natura a suggerirci tale sistema di smaltimento dei rifiuti: ogni prodotto, una volta esaurita la sua “vita”, non viene gettato e accumulato ma trasformato e riutilizzato, in quello che è, appunto, un vero e proprio circolo.

La foglia che cade dall’albero diventa nutrimento per il terreno che poi permetterà ad altre foglie di nascere, crescere e quindi cadere nuovamente. Tutto questo, applicato alla nostra economia, significa produrre prodotti che una volta esaurito il proprio ciclo vitale, non diventano rifiuti da accumulare ma rifiuti da riutilizzare per produrre altri prodotti, uguali o diversi che siano, oppure che siano smaltibili in modo da avere un impatto ambientale praticamente pari a zero.

Futur-e: un progetto per l’economia circolare

Futur-e, il progetto Enel che punta anche al recupero delle vecchie centrali dismesse , è uno splendido esempio di realtà che ha fatto suoi i concetti base che caratterizzano l’economa circolare. Fra tutti, il principio fondamentale per cui il rifiuto non è un problema di cui disfarsi ma una risorsa da sfruttare. Grazie al progetto Futur-e, Enel ha messo in atto il recupero di una superficie complessiva di circa 1300 ettari, su cui sono presenti 23 impianti dismessi in Italia. Tale superficie, grazie ai piani di rigenerazione urbana sostenibile, sarà recuperata e trasformata, in modo da poter ospitare nuove realtà sostenibili. Attraverso tale progetto, sarà dunque possibile sfruttare i principi dell’economia circolare per rilanciare lo sviluppo industriale, ponendo al centro di esso la sostenibilità.

Come si smaltiscono i rifiuti tecnologici nell’economia circolare

In un’economia di tipo circolare, dunque, è fondamentale utilizzare in modo efficace, a ciclo continuo, le risorse esistenti, così come sta cercando di fare il progetto Futur-e. Ciò vale, in particolare, per il settore tecnologico, su cui sembrano concentrarsi molti degli sforzi che si stanno compiendo in fatto di riutilizzo dei materiali e di smaltimento degli stessi. Riuscire a recuperare materiali riutilizzabili da un vecchio frigorifero, smartphone, o televisore potrebbe comportare anche un risparmio notevole nella produzione e commercializzazione dei prodotti che se ne potrebbero ricavare, un vantaggio non da poco.

Molto si sta facendo in ambito normativo, con leggi che obbligano e sostengono un corretto smaltimento dei rifiuti tecnologici (in Italia ultimo il decreto n.121 del 31 maggio 2016): siamo a buon punto, le aziende e i cittadini sono più consapevoli del problema ma la strada è ancora lunga e ardua da percorrere.

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