Premio Pulitzer 2012, il giornalismo online batte il cartaceo

Internet e le redazioni giornalistiche online sono i veri vincitori del Premio Pulitzer 2012 che per la prima volta – o, comunque, in modo così importante – riconosce una realtà importante come il web più del settore cartaceo. Scendendo nello specifico, è stato premiato il giornalista David Wood (foto) che lavora per l’Huffington Post ossia sul re dei blog americani, divenuto presto il centro dell’informazione indipendente dai grandi network tradizionali e soprattutto “alternativa”. La creatura di Arianna Huffington si porta a casa il prestigioso premio grazie a un report sulle condizioni dei veterani delle guerre in Iraq e Afghanistan al ritorno dal fronte. Sul podio anche il portale Politico.

L’Huffington Post si prende così una gran bella soddisfazione trionfando all’edizione 2012 del Pulitzer – conosciuto anche volgarmente come l’Oscar americano del giornalismo – grazie al lavoro del suo David Wood, che ha raccontato i disagi e le difficoltà dei soldati tornati dalla guerra in Afghanistan e Iraq, i cosiddetti “veterani”. L’Huffington Post è nato nel 2005 da un progetto di Arianna Huffington con un investimento iniziale di 1 milione di dollari e ora ne vale centinaia di volte tanto. E’ una delle voci più seguite e considerate online, non solo oltreoceano. Aprirà presto una divisione anche in Italia, per altro.
 
Premiato anche il portale di Politico, che nasce come quotidiano cartaceo ma che è seguitissimo soprattutto online anche grazie alle vignette satiriche del disegnatore Matt Wuerker che ha ricevuto il Pulitzer per questo settore. Ovviamente il settore online non ha monopolizzato il premio, pur avendo però per la prima volta trionfato in modo così netto. Si può infatti segnalare il reportage africano del New York Times ad opera di Jeffrey Gettleman che ha vinto anche per un articolo sulla crisi economica mondiale a firma di David Kocieniewski. L’Alabama Tuscaloosa News ha vinto nella categoria breaking news; Sara Ganim del Patriot-News Staff per l’inchiesta sullo scandalo sessuale della Penn State University e infine premi anche a giornalisti di Associated Press e Seattles Times per le inchieste investigative.
 
Ma forse ancora più significativo delle vittorie del web è la mancanza di vincitore in determinate categorie come ad esempio quella “narrativa” oppure per gli editoriali. La giuria infatti non ha individuato alcun articolo degno di questo riconoscimento. Quanto tempo passerà prima che il Pulitzer vada a un giornalista (o addirittura a un non-giornalista) che lavora in completa indipendenza ad esempio sul proprio blog o meglio ancora sui social network? Di sicuro un nome ci sarebbe già, Mustafa Kazemi, che tempo fa vi abbiamo presentato come il prototipo ideale di giornalista 2.0.

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