Google segue le indicazioni dell’Unione Europea in merito al “diritto all’oblio” che l’UE ha in un primo momento caldeggiato e ora invece richiede in modo deciso ai giganti del web. Le autorità continentali avevano affermato che il gestore di un motore di ricerca ha la responsabilità di come vengono trattati i dati personali che appaiono come risultati in collegamenti verso pagine web di terzi dunque i singoli cittadini possono richiedere di essere cancellati nel caso in cui, cercando ad esempio i propri nome e cognome apparissero link verso pagine con informazioni che non si vogliono divulgare. L’Europa, dunque, confermava che il contenitore è responsabile del contenuto, non in modo preventivo ovviamente, ma con un’azione tempestiva se richiesta. E così Google ha allestito un modulo online da compilare per richiedere la rimozione dei dati personali che non si vuole che siano diffusi. Sarà necessario inserire informazioni personali (documento d’identità o patente) e sarà necessaria la firma digitale.
A caldo, Google aveva infatti commentato che si trattava “Di una decisione deludente per i motori di ricerca e per gli editori online in generale. Siamo molto sorpresi che differisca così drasticamente dall’opinione espressa dall’Advocate General della Corte di Giustizia Europea e da tutti gli avvertimenti e le conseguenze che lui aveva evidenziato. Adesso abbiamo bisogno di tempo per analizzarne le implicazioni”. In buona sostanza l’attività di Google è quella di un trattamento di dati e quindi con l’obbligo della rimozione di un link se richiesto a patto che non ci sia un motivo specifico o interesse generale affinché le informazioni non vengano tolte dalla pubblica visione. Tutto era nato in Spagna con il caso di Mario Costeja Gonzalez: cercando il proprio nome su Goolge uscivano link verso vendite all’asta di immobili in seguito a un pignoramento che l’aveva colpito nel 1998 (il caso è del 2010).
Privacy online: l’UE spinge per il diritto all’oblio già nel 2012

L’Unione Europea si muove in modo ufficiale per andare a regolamentare il diritto all’oblio a garanzia della corretta privacy online. Tutti abbiamo diritto non tanto a dimenticare, quanto a farci dimenticare. Da chi? Dai social network e dai motori di ricerca, così come da tutti i contenitori di informazioni, giganteschi database che registrano tutte le nostre attività online, le nostre preferenze, i dati sensibili e personali e altro ancora. Sono necessari un avviso in tempo reale in caso di intromissione negli archivi e strumenti dedicati.
Come racconta Reuters, l’Unione Europea sta prendendo molto a cuore la questione della privacy online: milioni e milioni di cittadini dell’UE popolano i social network come Facebook (che ha recentemente rivisto alcuni parametri) e Twitter, cercano e salvano dati attraverso i motori di ricerca come Google e sottoscrivono servizi a pagamento dal fronte ludico come Sony Playstation Network a Xbox Live e altro ancora. Una marea di dati e di informazioni personali che galleggia in rete.
Si prospetta una nuova regolamentazione entro il prossimo 25 gennaio per poi seguire un iter che dovrebbe portare all’approvazione non prima del 2014 / 2015. Saranno presi in considerazione anche i servizi di cloud computing che permettono di conservare (e condividere) dati sulle nuvole, basandosi su server lontani migliaia di miglia dal proprio computer e accessibili dal web.




