SOPA e PIPA, cosa sono e cosa comportano per il copyright su Internet

SOPA e PIPA sono due sigle forse buffe da leggere, ma non così leggere da digerire e da affrontare una volta comprese appieno. Basta andare ad espandere l’acronimo, per farsi subito un’idea di cosa significano. SOPA sta infatti per Stop Online Piracy Act mentre PIPA è l’abbreviazione di PROTECT IP Act a sua volta espandibile ancora in Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property Act. Entrambi sono Act e cioè sono proposte di legge che devono ancora essere approvate dal senato americano. Perché tutti i giganti del web, capitanati da Wikipedia, si sono mossi contro questa decisione per altro nemmeno così gradita allo stesso Barack Obama? Cosa comporterebbero se venissero approvate, come cambierebbe il web?

Iniziamo dalla SOPA ossia Stop Online Piracy Act (SOPA) conosciuta come H.R. 3261. Questa proposta di legge era stata avanzata lo scorso 26 ottobre 2011 alla Camera dei rappresentanti americana dal deputato repubblicano Lamar S. Smith del Texas. Cosa comporterebbe una sua eventuale approvazione? Il titolare di copyright potrebbe agire direttamente e senza richiedere intermediazioni andando a impedire la diffusione di contenuti non autorizzati. Dunque di procedere in modo legale bloccando l’erogazione del pagamento con lo spazio accusato da parte di servizi come Paypal, il blocco sui motori di ricerca e non per ultimo quello dei Provider per l’accesso. Ovviamente questa sarebbe una soluzione attuabile solo per titolari di copyright statunitensi.
 
Il PROTECT IP Act ossia Preventing Real Online Threats to Economic Creativity and Theft of Intellectual Property Act of 2011 o per gli amici PIPA è il nome digeribile del Senate Bill 968 or S. 968 ed ha come obiettivo quello di permettere e consentire non solo ai titolari di un contenuto protetto dalle leggi sul copyright ma anche al governo statunitense di limitare l’accesso a siti web definiti come “canaglia” ossia che favoriscono la diffusione di file illegali o prodotti contraffatti. Dunque è strettamente legato al SOPA in modo intrinseco, condividendone gli stessi buoni propositi di base ma anche e soprattutto i grandi pericoli nel caso in cui venissero approvati.
 
Combattere la pirateria è un obbligo e anche una legge morale del web, ma è il modo in cui si attua che deve essere altrettanto rispettoso della libertà e della neutralità della rete. Le varie proposte di legge SOPA e PIPA vanno a cozzare contro questi presupposti, come sottolineato anche da Wikipedia – che è arrivata a auto-bloccarsi con un blackout programmato – e in tono minore anche da Google e dagli altri giganti del web come Facebook e Twitter.
 
Per quanto riguarda il SOPA, c’è già il DMCA (Digital Millennium Copyright Act) che tra l’altro va ad agire sul solo elemento incriminato e non sull’intero spazio. Inoltre potrebbe essere pericoloso per il contenitore del contenuto e dunque per forum, social network e qualsiasi altro spazio ospiti contenuti degli utenti; può essere pericoloso per piccoli enti e siti con basso budget e dunque con scarsa possibilità di difendersi in tribunale, con servizi di proxy anonimo e può essere, infine una vera manna per combattere in modo mirato portali online considerati pericolosi per etichette e major. Il PIPA viene contestato soprattutto per il suo potenziale di appoggio alla censura della libertà d’espressione online oltre che per l’innovazione del web.
 
Intanto, questa notte i portali Megavideo e Megaupload sono stati chiusi dall’FBI.

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