Mappato il cervello di un’ape per migliorare i droni

Un team di ricercatori dell’università di Sheffield e Sussex ha mappato il cervello di un’ape al fine di migliorare il funzionamento autonomo dei droni. Nello specifico, si tratta di un’ape europea, nota come Apis mellifera, il cui cervello viene considerato “un miracolo di ingegneria” dal prof. James Marshal. Questo drone ha funzionalità limitata in quanto emulare completamente l’attività cerebrale di un insetto lungi dall’essere finalizzata, ma si tratta di un passo nella giusta direzione.

I droni sono la moda del momento: non costano molto, sono potenzialmente utili in situazioni di emergenza e presto rappresenteranno le modalità di spedizione di Amazon (non nel 2015). In quanto economici, possono essere usati per vari tipi di ricerca. Il team dell’università di Sheffield e Sussex, ad esempio, ha mappato il cervello di un’ape europea (Apis mellifera), ha ristretto il campo alle funzioni cerebrali per spostarsi in aria e muoversi senza colpire ostacoli e lo ha integrato, appunto, in un drone in forma virtuale.

Ape europea

Perché? Perché in futuro i droni così realizzati potrebbero essere usati nell’agricoltura, per esempio, per impollinare i fiori senza sfruttare gli animali. Inoltre, è un passo tecnologico comunque rilevante. “Le api e tutti gli altri insetti sono miracoli di ingegneria che non siamo ancora riusciti a emulare” ha spiegato il prof. James Marshall. “Se potessimo anche solo ricreare una frazione di quelle abilità in un sistema di un robot, avremmo fatto un incredibile passo avanti”. La mappazione del cervello dell’ape è stata limitata, come abbiamo detto: riprendere l’intere funzioni dei neuroni sarà un compito molto più arduo che richiederà molto più tempo e lavoro.

Questa ricerca fa parte del Green Brain Project, ossia un insieme di esperimenti il cui obiettivo è quello di simulare il cervello degli animali e installarlo sui robot così che un giorno possano essere sostituiti. L’ape è stata un primo risultato ma il team di ricerca è consapevole che la strada sia ancora lunga, ma è il primo passo verso l’emulazione delle funzioni cerebrali complesse, come quelle delle api, il cui numero sta calando ogni anno nel mondo. E un giorno potremmo avere bisogno di questi droni per impollinare i campi.

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