Apple non vuole i pupazzi di Steve Jobs, scontro in tribunale

Apple non ha affatto gradito la presentazione dei pupazzetti alias action figure dedicati a Steve Jobs e così ha prontamente radunato la propria muta di avvocati per scagliarli, schiumanti di rabbia e di denunce, sulla società produttrice dei giocattoli cupertiniani. Una decisione abbastanza prevedibile, vista la tendenza di Apple a recarsi in tribunale molto di frequente negli ultimi tempi. Queste bamboline andavano a riprendere non solo le fattezze, ma anche lo stile nel vestire e le pose più famose dell’iCEO, ormai prossimo alla beatificazione.

Dopo la morte di Steve Jobs, si sta scrivendo una storia che ricorda molto da vicino quella delle persone venerate come santi prima ancora della santificazione. Fioriscono libri e leggende sul defunto, giungono notizie di statue dedicate e addirittura di un Grammy Award postumo. E non poteva mancare anche l’iconografia con la produzione di santini che dalla semplice cartina da infilare nel portafoglio – magari con uno stralcio del discorso alla Stanford University – si è passati direttamente ai pupazzi.
 
Ci ha pensato una società cinese che ha prodotto piccole bamboline di Steve Jobs alte circa 30 centimetri vendibili non certo per giocarli, quanto per esporle su scrivanie e mobiletti. Il regalo ideale per il fanboy di Cupertino, che però non ha chiesto alcun autorizzazione a Apple, che di tutta risposta è passata alle vie legali. Per altro velocizzando i tempi visto che le action figure sarebbero uscite a Febbraio per 99 dollari ciascuna. Già ora, su eBay, è possibile pre-ordinarle quasi come fossero richiestissime (e, probabilmente, lo sono).
 
pupazzo steve_jobs_action_figure
 
La società cinese – che risponde al nome di In Icons e guidata da Tandy Cheung – ha risposto che Apple non possiede la proprietà sull’immagine di Steve Jobs e dunque la riproduzione ridotta e “fisica” dell’iCEO non trasgredirebbe alcun copyrightNon è un prodotto, non esistono diritti per una persona normale“, si difende il proprietario della società. Chi ha ragione? Di sicuro un precedente dà ragione a Cupertino che nel 2010 aveva bloccato con successo la vendita di precedenti bamboline non autorizzate.

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