Facebook ci usa come cavie: la scoperta dell’acqua calda

È ormai da due giorni che si parla di un fantomatico test condotto da Facebook con lo scopo di dimostrare che gli utenti che sono sottoposti alla visualizzazione di post che possono facilmente far deprimere in quanto tristi o malinconici, tende a essere più esposta a esprimere gli stessi stati d’animo. Al tempo stesso, se si viene martellati di status, foto, frasi e quant’altro sia invece positivo, si subisce lo stesso effetto diventando più di buonumore. Insomma, Zuckerberg avrebbe trovato la ricetta per modificare il nostro mood a piacimento. Molti si sono indignati e hanno lanciato grida d’allarme per questo esperimento di Facebook, che è stato eseguito senza chiedere minimamente il permesso ad alcun utente coinvolto. Sottotitolo: la scoperta dell’acqua calda.

Iniziamo col descrivere l’esperimento. Sono stati presi utenti totalmente a caso dunque miscelando provenienza geografica e sociale, età, sesso, lavoro, ecc.. andando a creare un campione che fosse effettivamente prendibile come esempio chiaro. Si è poi messo in evidenza a un primo gruppo una serie di elementi presi direttamente dalla community che esprimesse un senso di positività e di pace, di felicità e di benessere. Al secondo gruppo tutto il contrario ossia elementi che esprimevano tristezza, malinconia e malessere. Risultato: al primo gruppo emergeva uno stato d’animo di felicità, al secondo di infelicità. Lo studio è stato poi pubblicato dagli stessi ricercatori universitari della Cornell University e dall’Università di San Francisco.

Nessuno in Facebook si è preso la briga di avvertire gli utenti e stesso dicasi per i ricercatori, solamente una – ossia Susan Fiske di Princeton – ha sollevato qualche dubbio, ma è stata rasserenata (magari proprio usando l’esperimento, con immagini di gattini sulla propria bacheca?) dai comitati etici che presiedevano la ricerca che nulla di strano era stato effettuato. Perché? Semplice, manipolare la bacheca e il flusso di notizie che il social network modera sulla pagina iniziale di ognuno di noi iscritti a Facebook non solo è ammesso, ma è anche comune prassi. Motivo per cui si tende sempre più a mettere in primo piano le notizie “principali” rispetto a quelle più recenti e ordinate semplicemente in ordine cronologico.

Anche perché chi decide per me che una notizia sia principale o secondaria? Perché devo sorbirmi migliaia di foto di gente che non fa nulla dalla mattina alla sera oppure di album di viaggi invece che di status che inneggiano a buttarsi da un ponte visto che la vita è uno schifo totale? Facebook è dietro questo meccanismo e lo usa in modo molto più profondo e nascosto di quanto possiamo immaginare. Lo staff di Zuck è ben conscio di trovarsi tra le mani una risorsa immensa e un bacino di utenza ancora più strabordante e non si fa problemi a usare ogni mezzo per spremere questo tesoretto fino all’ultima goccia. Che poi sia eticamente corretto o meno non è qualcosa che ci riguarda, ahi noi, perché dopo che abbiamo acconsentito al regolamento interno tutto è ammesso. Soprattutto ciò di cui non ci accorgiamo.

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