Google Music non piace ancora alle etichette che contano

Google Music potrebbe svelarsi nella sua veste definitiva per il prossimo 16 novembre, in occasione dell’evento stampa programmato da Mountain View. C’è chi punta su novità che riguardano l’aspetto social e chi prospetta una presentazione in grande stile, di uno store arricchito che cerca di rompere col passato. Tutto molto bello, ma rimane in piedi il primo e più grande limite di questo progetto musicale di Google: l’accordo con le etichette per la fruizione e la distribuzione dei contenuti. Se Universal Music sembra aggiungersi a EMI tra i partner, Sony e Warner rispondono ancora picche.

Un problema non da poco visto che si tratta di due tra le etichette più importanti, che possono vantare i migliori artisti internazionali sotto contratto. Certo, Universal Music e EMI fornirebbero una ottima base di partenza per uscire dalla beta privata, ma sarebbe comunque un’offerta tronca e incompleta. Non certo la partenza ideale per un servizio che promette di “spaccare”.
 
D’altra parte Google ha sempre avuto un rapporto contrastato con le etichette, come dimostratosi anche in occasione del lancio sfortunato di Google TV. La pressione delle major cinematografiche ha causato il mezzo flop del progetto in sé molto interessante e potenziale. Forse con i nuovi canali tematici di Youtube qualcosa cambierà.
 
Ma il settore musicale sembra quello più ostico visto che qui è impossibile produrre da sé contenuti di qualità, gli utenti vogliono i nomi che contano, gli artisti più famosi. E così si pensa a una perfetta integrazione con Google+ per il social, sempre che nel frattempo non venga tutto travolto da Facebook Music.

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